Carlo Bordini

L'Unità, mercoledì 17 ottobre 2007



Le poesie migranti di Marina Mariani




E uscito recentemente, per le edizioni romane Quasar, un libro di poesie di Marina Mariani, In campo lungo (pagine 140, euro 10,00). Il titolo, partendo dal termine dell'inquadratura cinematografica, allude al tempo, in quanto in questo libro per la prima volta le poesie della poetessa romana di origini campane sono ordinate cronologicamente, a documentare - come dice una notizia all'interno del libro - «un tentativo di ricerca, un ricercare che è durato a lungo, e che continua». Le poesie vanno dal 1944 al 2006; si tratta in parte di poesie che erano state escluse dai precedenti La conversazione (1998) e Il gioco delle costruzioni (2000), tutti editi da Quasar, casa editrice specializzata in archeologia classica e antichistica ma che ha aperto da tempo una collana dedicata alla poesia, e che ha seguito la poesia di Marina Mariani per tutto l'arco del suo svolgimento, dopo che sue poesie erano apparse nell'antologia Poesia Tre (Guanda, 1981) e Nuovi Poeti Italiani 2 (Einaudi, 1982), e in parte di poesie nuove. Errerebbe chi pensasse che si tratti di un libro minore nella scrittura di Marina Mariani; direi piuttosto che si tratta di un'operazione tesa a recuperare poesie apparentemente più leggere, o forse sarebbe più opportuno dire più liriche, un po' meno orientate verso la poesia gnomica, civile o assertiva. Ma la differenza della voce non è grande, e il recupero di queste poesie è stato quanto mai opportuno; troviamo in esse ancora una volta il suo spirito critico e riflessivo, molto spesso sarcastico, sul parlare, sull'esprimersi, sui luoghi comuni; un'amarezza distillata dalla coscienza, un tono che ricorda a volte Bertolt Brecht, Hans Magnus Enzensberger, un'ironia che sottende un disagio di vivere, e che qualche volta assume toni surreali.
E, infine, la capacità di evocare sensazioni e stati d'animo senza nominarli direttamente, un lirismo obliquo, nascosto. Il volume'termina col poemetto L'investitura, del 2006, un testo di bilancio poetico delle sue poesie che «fuggono dalla memoria», delle «poesie migranti», che tutti i poeti dovrebbero leggere.